(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA). “Ogni anziano un nonno” e l’hastag #sendyourhug raccolgono il cuore dell’ultimo intervento di Papa Francesco che da mesi segue il fil rouge che congiunge le estremità della vita per comprenderla tutta, l’infanzia e l’anzianità, due stagioni straordinarie per tutte le persone. In questi anni di presidenza anche noi di ANLA abbiamo voluto comprendere tutta la vita, giovani e anziani, nonni e nipoti, in un rapporto fecondo di reciprocità e donazione. Non abbiamo partecipato al gioco della contrapposizione generazionale come troppo spesso accade nel dibattito politico, abbiamo piuttosto difeso una relazione preziosa che cresce e matura dentro le famiglie e nelle case. Non siamo l’associazione dei “diritti acquisiti” quando i privilegi non sono meritati, siamo al contrario l’associazione dei diritti tout court, soprattutto quando i diritti non sono tutelati e non garantiscono una vita degna ai bambini e alle bambine e agli anziani tutti. La lunga quarantena ha fatto emergere le nostre fragilità, il Covid 19 non è stato affatto democratico come alcuni commentatori l’hanno descritto, ha colpito selettivamente le persone più anziane, le ha colpite soprattutto nelle residenze sanitarie mostrando le manchevolezze di un sistema di assistenza che va ripensato daccapo e che oggi spesso offre servizi sulla base del censo degli ospitati.

La pandemia ha colpito in altro modo i bambini e le bambine, più di 1 milione e mezzo, privi di sostegni formativi, poveri di strumenti digitali, costretti spesso in case troppo piccole e a rapporti, già rarefatti, con nonni e coetanei azzerati nei mesi di quarantena. Una generazione che rischia il proprio futuro già minacciato per la cronica mancanza di servizi diffusi per la prima infanzia. Su entrambe le “estremità” della vita ANLA non rinuncerà a dire la sua, lo ha fatto in questi mesi con pubbliche dichiarazioni e continuerà a farlo.
Non so se ne usciremo migliori, non so neppure se tutto non sarà più come prima. Gli uomini non cambiano all’improvviso, resistono ai cambiamenti, e se cambiano lo fanno con i tempi della vita. Certo è che il virus, con cattiveria, ha riproposto la verità sulla nostra natura umana. Noi siamo una relazione cercata quotidianamente con le persone, con gli altri essere viventi, persino con gli oggetti che ci sono più cari. Senza relazione l’esistenza intristisce, guarda paranoicamente il proprio l’ombelico, si chiude in una scatola -dorata per i più fortunati- ma vuota di valori, colma solo di cianfrusaglie e poco altro.
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