(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale Anla) L’apertura del Meeting di Rimini è stata contrassegnata dal messaggio del Presidente Mattarella e dall’intervento introduttivo di Mario Draghi. Due passaggi densi di contenuti, riflessioni prospettiche, precisazioni e puntualizzazioni sul nostro tempo. Merce assai rara in questa contingenza. Entrambi hanno rivolto ai protagonisti pubblici l’invito a preservare la comunità nazionale coesa e unita, e ad una progettualità politica che pensi coraggiosamente il paese prediligendo maggiormente beni comuni come sanità e istruzione. Non da meno la Presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia: alla cerimonia annuale in memoria di Alcide De Gasperi ha tenuto una lectio che merita la nostra attenzione personale e associativa. “In questo frangente è più che mai fecondo riandare alle fonti della storia costituzionale da cui è nata la Repubblica italiana, attingendo a quella saggezza che seppe ricostruire il Paese sulle rovine delle due guerre mondiali e sulle macerie dei totalitarismi, dando vita ad una nuova forma di convivenza civile”.
De Gasperi era un uomo di confine, nato e cresciuto sui confini. Questo tratto esistenziale ha caratterizzato la sua persona e l’avventura politica che lo ha visto protagonista nel dopoguerra. Le virtù che ha testimoniato oggi appaiono di grande attualità: l’assunzione della complessità del reale (la realtà è superiore all’idea direbbe Papa Francesco), il senso del limite e al contempo lo sguardo lungo sugli orizzonti, la ricerca esigente e faticosa delle tracce presenti nella storia delle comunità, sono tratti esistenziali che connotano coloro che vivono sulla frontiera. Marta Cartabia definisce il realismo di De Gasperi come lungimirante, non prigioniero della realtà stessa che lo ridurrebbe ad un fatale immobilismo, o alla conservazione dello status quo mortifero e cinico. Parliamo di un realismo che parte dall’esistente ma sa dare un respiro profondo al proprio agire nutrendosi di grandi ideali, e della consapevolezza che una politica vera misura i passi e le distanze e sa attendere i tempi della maturazione.
È Lo stile del montanaro, del passo lungo senza fretta o accelerazioni, che evita le facile scorciatoie ( ti sfiancano e rompono il ritmo del tuo passo) e percorre la via più lunga e certa, quella che permette di raggiungere la vetta o il rifugio.Oggi si parla tanto di innovazione, di riformismi, di trasformazione piuttosto che di cambiamento: i protagonisti non saranno gli innovatori del nulla, o i trasformisti che vogliono tutelare i privilegi di sempre. Occorre conoscere, far tesoro del passato e amare i confini, le frontiere.
Siamo una grande associazione, abbiamo da poco compiuto i settant’anni: anche a noi spetta il compito di testimoniare queste virtù (concretezza, rigore morale, realismo lungimirante) donando saperi e competenze alle generazioni giovani, aiutandoli a stare sulle frontiere, standoci anche noi, rifuggendo lo stereotipo di una anzianità che pensa a se stessa, un po’ in pantofole, accartocciata sui propri problemi, in difesa dello status quo.