(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Pensavamo di avviarci oramai verso l’uscita dal tunnel, ma la recrudescenza della pandemia ci costringe a richiuderci di nuovo in casa e a ridurre i nostri incontri peraltro già rarefatti; i pensieri tornano ad appesantirsi di paure e preoccupazioni, soprattutto per figli e nipoti, e per il paese e le nostre comunità. Abbiamo tuttavia sempre scritto in questo lungo anno di quaresima civile che alle generazioni adulte, a noi di ANLA, spetta un compito di cittadinanza in più, di resilienza come si usa dire oggi.
Una tenuta interiore che solo gli anziani-adolescenti possono garantire davanti alle difficoltà e alla “presa” che hanno le paure sui cuori: sono attrezzati per guardare con fiducia e sano realismo il futuro che si annuncia oltre l’orizzonte. Una tenuta interiore per accompagnare le giovani generazioni a ri-nascere come ricorda Anna Harendt: più che esseri “mortali” noi siamo “natali”, e siamo “ natali” ogniqualvolta decidiamo di agire per il bene di chi ci è vicino, per le nostre comunità, nelle imprese nelle quali lavoriamo.
Una anzianità rancorosa, rinserrata nel proprio particolare non aiuta se stessa e gli altri alla natalità quotidiana. Ecco il compito che ci siamo dati come associazione di amici e amiche: essere generatori di rinascita dove possiamo, con gli strumenti che abbiamo, pochi o tanti che siano conta poco. È la qualità dei gesti che cambia la vita delle persone che incontriamo, sta in questo la bellezza del ben vivere.
Possiamo condividere una prospettiva per il dopo pandemia? La Summer School di Castelgandolfo, i vostri contributi e riflessioni sulla rivista l’hanno indicata: la crisi che stiamo vivendo, oltre che sanitaria ed economica, è soprattutto antropologica. Sono molti gli intellettuali che narrano il cambiamento in atto, assai profondo, della civiltà occidentale: aumento dei suicidi, crisi familiari, demotivazione esistenziale, degrado della vita pubblica, sfiducia diffusa, vittimismo, accidia culturale… Per questi autori l’umanesimo europeo che tanto l’Italia ha contribuito a far nascere è dovuto all’oblio del “noi” sopraffatto da un individualismo sfrenato e suicida.
La nostra associazione, la nostra ANLA, è un “noi” prezioso: possiamo contribuire a ritessere pazientemente questo “noi” perduto laddove siamo presenti con il gusto per le relazioni interpersonali di cui siamo maestri. Aiuteremo le comunità a ri-nascere, a ridare spessore alla ferialità, a restaurare un clima di fiducia e di affidamento reciproco. Non ci appartengono gli interessi di parte o gruppi autoreferenziali chiusi in se stessi: al centro dei nostri pensieri sono la cura degli altri, relazioni sincere, l’accoglienza delle fragilità, il coraggio di cambiare e di giocarsi. Siamo Anzianiadolescenti! E non anziani in dismissione.