“Il documento presentato oggi dalla Pontificia Accademia per la Vita rappresenta un significativo passo in avanti nella comprensione dell’attuale momento pandemico in vista della costruzione del domani a cui siamo tutti chiamati”. Il presidente nazionale di ANLA Edoardo Patriarca così commenta il testo “La vecchiaia: il nostro futuro. La condizione degli anziani dopo la pandemia” presentato nella Sala Stampa della Santa Sede e aggiunge: “Papa Francesco ci ha ricordato più volte che da una crisi non si esce mai uguali a prima ma migliori o peggiori: solo partendo da un’attenta analisi dell’esistente si possono trovare le prospettive di miglioramento da percorrere. La pandemia, e il documento lo mette bene in evidenza, ha rafforzato l’idea che la “ricchezza degli anni” sia un tesoro da valorizzare e proteggere”.
Il presidente Patriarca ricorda che Mons. Paglia è stato graditissimo relatore alla Summer School di ANLA organizzata lo scorso settembre al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo e commenta: “Il documento sottolinea come spesso manchi un disegno generale che aiuti a vivere bene, in pienezza, gli anni che la natura e la scienza ci donano da vivere in più rispetto a quelli che hanno vissuto le generazioni passate e per fare questo è necessario un progetto che aiuti gli anziani a essere protagonisti attivi della propria esistenza. Questo passa inevitabilmente dall’anello più debole rappresentato dalla malattia o dalla non autosufficienza: ecco dunque la necessità, avanzata dal testo vaticano, di un ripensamento dei modelli assistenziali degli anziani a livello culturale e di coscienza civile e cristiana. Come ANLA abbiamo già ribadito più volte la necessità di un nuovo modello per le RSA e abbiamo parlato della fondamentale importanza dei care-giver nella convinzione che la permanenza delle persone più anziane nella propria abitazione o in famiglia sia la soluzione da cercare il più possibile, per la salute e la qualità della vita dei nostri cari. Mi sembra che il documento faccia emergere l’intreccio indissolubile fra piano umano, sociale, medico e qualitativo della situazione degli anziani oggi, cosa che come Associazione la sperimentiamo ogni volta nelle nostre attività di prossimità che ci sono concesse nel rispetto delle norme anti – Covid: la complessità della persona umana anziana, sottolineo persona perché è da lì che dobbiamo partire se vogliamo progredire, è tale per cui non si può risolvere solo uno degli aspetti che la qualificano per poter farla stare bene. Lo sanno bene i nostri volontari che operano a Bologna nel trasporto delle persone in attesa di dialisi dove l’aspetto umano è nel cammino di salute tappa fondamentale o in Toscana o in Friuli o in altre parti d’Italia dove l’attenzione al prossimo, la valorizzazione di attività che le persone anziane possono ancora svolgere da volontari nel campo della cultura, dell’arte, del turismo sociale possono far sì che le persone più avanti in età possano dare ancora un valido contributo alla costruzione del bene comune. O ci prendiamo cura della persona anziana sotto tutti i punti di vista o otteniamo solo palliativi. Per noi di ANLA il fulcro di tutto ciò è la protezione della famiglia, il potenziamento delle misure che possono consentire a più generazioni di vivere sotto lo stesso tetto. Qui possiamo allora sperimentare quella ripresa del dialogo fra giovani e anziani volto al travaso di conoscenze, competenze, saggezza e voglia di vivere che finisce con l’essere a doppio senso di circolazione, dagli anziani ai giovani e viceversa. Come ANLA, Associazione Nazionale Lavoratori Anziani, che nella nostra vita anche professionale abbiamo fatto tesoro di saperi non scritti, siamo impegnati e ci sentiamo ancora di più chiamati, a questo scambio generazionale”.